Ti occupi di ecoendoscopia da molti anni e ne hai seguito da vicino l'evoluzione da nuova metodica che suscitava diffidenza ad insostituibile strumento diagnostico per patologie non solo gastroenterologiche. Sono state le migliorie tecniche, il moltiplicarsi delle pubblicazioni o la diffusione della metodica sul territorio a decretarne maggiormente il successo?
Penso che la metodica sia nata già ottima dal punto di vista tecnico con in primi strumenti radiali meccanici nel 1982.
I successivi sviluppi tecnici hanno contribuito a perfezionare la qualità delle immagini ma non a decretarne il successo, che era già presente in potenza al suo debutto.
Le pubblicazioni e la diffusione sul territorio sono state sicuramente la chiave di volta, perché hanno dato credito alle indicazioni e all’impatto clinico della metodica.
Ci sono voluti più di venti anni ma adesso si può dire che la metodica sia davvero affermata.
E’ una soddisfazione sentirsi ricercati spesso da colleghi che vogliono inviare i loro pazienti per una ecoendoscopia, dopo aver lavorato per anni come profeti un po’ incompresi dovendo procurarsi i casi uno ad uno.
Da ecoendoscopista della vecchia scuola hai iniziato con gli strumenti radiali per poi scoprire ed apprezzare sempre di più i lineari; e' ora di mandare in pensione i primi?
Certamente no. Gli strumenti radiali e lineari servono entrambi, così come le minisonde.
Sicuramente i radiali sono maggiormente indicati per la stadiazione delle neoplasie della parete gastrointestinale e per la diagnosi differenziale dei tumori sottomucosi.
I lineari sono più adatti allo studio della regione pancreaticobiliare.
Le minisonde infine sono utili per le lesioni molto piccole e per quelle stenosanti, oltre che per l’utilizzo intraduttale.
Parliamo di formazione in Italia: dove si impara l'EUS? Quanto tempo ci vuole per essere non dico bravi ma almeno autonomi? E' una competenza ben spendibile nel mondo del lavoro?
Ti rispondo dall’ultima: ci pervengono spesso richieste di colleghi che cercano ecoendoscopisti formati da assumere.
Quindi mi pare che si possa affermare che l’ecoendoscopia sia un buon viatico per il mondo del lavoro.
Essa si impara in molti centri italiani che la eseguono seriamente e con impegno quotidiano.
Quali sono? Vedi la cartina del sito del Club italiano di Ecoendoscopia e contatta il centro a te più congeniale.
Esistono anche dei Master Universitari che insegnano prevalentemente l’ecoendoscopia.
All’Università di Bologna ne organizziamo uno annualmente denominato Master in Endoscopia Avanzata “Luigi Barbara”. La durata ottimale della formazione per raggiungere l’autonomia è pari a 1 anno accademico, da dedicare interamente a questo.
Alla luce delle più frequenti indicazioni dell'EUS, la patologia bilio-pancreatica e la stadiazione dei tumori polmonari, quale consiglio daresti a un giovane ecoendoscopista per essere più completo e competitivo? Di imparare anche l'ecografia transaddominale? Di imparare anche l'ERCP? Di affiancare un pneumologo per avere rudimenti o almeno stretta collaborazione in campo di broncoscopia / EBUS? Oppure di concentrare tempo ed sforzi solo sull'EUS senza disperdere le energie su altre metodiche strumentali?
Credo che lo sposalizio più felice sia quello con l’ERCP.
Tutte le tecniche ecoendoscopiche più avanzate, cioè quelle che consentono una vera e propria terapia, ormai si basano sulla esecuzione di manovre tipiche dell’ERCP con l’ausilio della guida ecoendoscopica.
Vi sono inoltre indicazioni a EUS e ERCP eseguite in sequenza ravvicinata, nel caso di litiasi biliare per esempio.
Il campo dei tumori polmonari rimarrà ben presto appannaggio esclusivo dei colleghi pneumologi che eseguono egregiamente la ecoendoscopia per via bronchiale, cioè la EBUS.
L’ecoendoscopia trans-esofagea per la stadiazione dei tumori del polmone era competitiva contro la broncoscopia con biopsia alla cieca; gli ultimi sviluppi tecnici della EBUS l’hanno resa del tutto indipendente dal nostro apporto. Considera infine che nulla impedisce al pneumologo di introdurre l’ecobroncosopio nell’esofago per completare la visualizzazione delle stadiazioni linfonodali non viste per via trans-bronchiale.
L’ecografia addominale è un mondo a parte e non è essenziale per imparare o eseguire meglio l’ecoendoscopia.
Molti Soci conoscono il Dr. Fusaroli dei congressi e delle pubblicazioni ma meno l'uomo; cosa fa Pietro quando spegne l'ecografo ed il PC?
Spenti l’ecografo ed il PC restano i pazienti ambulatoriali da visitare, i colleghi con cui confrontarsi, la caposala e gli infermieri da ascoltare e…il Direttore a cui obbedire!
Di tempo ne resta davvero poco e va dedicato alla famiglia.
Quando “si spegne” anche la famiglia, faccio finta di leggere qualche libro (i classici russi e francesi sono gli unici che mi piacciano) e, da qualche tempo, non disdegno una corsa in mountain bike.
Hai dei figli piccoli e spesso i racconti dei genitori generano atteggiamenti di imitazione. Consiglieresti loro di ripercorrere la tua strada o fai come me, che quando mi dicono "voglio fare il dottore della pancia" rispondo "meglio quello dei denti"?
Cerco di non influenzarli in alcun modo, così come capitò a me che trovai la strada della medicina in modo inaspettato benchè mio padre fosse medico. Si trattò di una vera ispirazione divina che mi colse sulla salita all’Istituto Rizzoli di Bologna, mentre andavo a far visita a mio nonno ricoverato, proprio alla fine del 5° anno del liceo. Spero che anche i miei figli ricevano e ascoltino la propria ispirazione; a me stesso auguro di saperla accettare con serenità, qualunque essa sia.